Non credevo di poter essere tanto nauseato da chi con indicibile ignoranza mi gravita attorno pensando di essermi amico. Non intendo rinunciare al mio ridente modo di vivere la vita seriamente, badando orgogliosamente al lupo che dorme sotto il mio letto, più importante di una conoscenza definita vecchia. Vent'anni giocati a briscola, o a ramino, del tutto conscio di non esserne capace. Del tutto consci, pure loro, della mia unica abilità nel mescolare le carte e distribuirne tredici a testa. Il tempo di una partita truccata per deridere sfumature del mio passato, un tempo orgogliose, ora solamente desiderose di liberarsi di individui in parte riluttanti. In parte divertenti. Ma nel complesso per nulla capaci di essermi amici. La cosa è del tutto reciproca. Io, la loro, la chiamo Ignoranza. Loro, il mio, lo chiamano Vaffanculo.
La mia ottica è capace di essere assolutamente vigliacca. Ma non mi vergogno di non saper gridare con foga ciò che considero fastidioso. Le parole pacate non vengono ascoltate da chi ride all' aggettivo "sensibile" e rotea gli occhi con superficialità sentendo il suono delle "emozioni".
Vergognatevi di considerarvi portatori di sincerità quando con sicurezza vi tappate le orecchie e gli occhi di fronte alle piccole cose. Quelle che fanno tanto male e tanto bene se si ha il coraggio di sfidarle defindendole importanti.
Io mi ritengo superiore.
Non in senso assoluto, ci mancherebbe.
Amo essere incompreso ma mi arrabbio un pò se qualcuno non mi capisce.
domenica 16 settembre 2007
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